“Bancarotta riparata”: valgono i versamenti di denaro fatti dopo le distrazioni e non prima.
La Corte di Cassazione penale, con sentenza n. 26240/2023 , ha stabilito che ricorre l’ipotesi della cosiddetta bancarotta riparata allorquando
l’amministratore, una volta che si sia reso responsabile delle condotte distrattive, annulli l’operazione con una condotta di segno opposto che elimini così ogni pregiudizio per i creditori, sempre che i versamenti nelle casse sociali siano posti in essere dopo le distrazioni ed allo scopo di rimediare al pregiudizio arrecato da quest’ultime.
Ma cosa vuol dire quindi, e cosa è la “Bancarotta riparata”?
Si parla di bancarotta riparata quando il responsabile di una società decide di restituire i beni sottratti o distratti, andando così a reintegrare il patrimonio dell’impresa. In parole povere, dunque, l’autore del reato fa, volontariamente, di sua spontanea volontà, un’attività positiva, di segno contrario alla condotta criminosa compiuta con la sottrazione dei beni della società fallita.
In questi casi, il pregiudizio per i creditori viene meno perché la loro garanzia patrimoniale viene interamente recuperata e, perciò, potranno ritenersi soddisfatti. Il rimedio, cioè la restituzione di cii ciò che si è sottratto, è efficace ma i requisiti sono stringenti, non è sufficiente restituire alcuni beni sottratti all’impresa ma è necessario reintegrare interamente il suo patrimonio, per evitare che il pericolo alla garanzia dei creditori diventi concreto.
“Bancarotta riparata”: valgono i versamenti di denaro fatti dopo le distrazioni e non prima.
Tutto ciò assume valore solo ed esclusivamente se i versamenti nelle casse sociali siano posti in essere dopo le distrazioni, non in precedenza, ed allo scopo di rimediare al pregiudizio arrecato da quest’ultime.
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